Sanità: Regione riapra consultorio Corviale
La Giunta Rocca dica cosa intenda fare per garantire la riapertura del consultorio famigliare di Corviale, così come sollecitato in questi giorni dagli abitanti del quartiere assieme a funzionari Asl e Istituzioni locali, e per assicurare l’accessibilità dei relativi servizi sul territorio durante il periodo della sua chiusura. Corviale purtroppo non è l’unico caso: anche per i consultori di Consolata e di Massimina e del consultorio della Asl Roma 2, in largo Sette Chiese a Garbatella, sono in corso accorpamenti, trasferimenti e sospensione dei servizi. Una casistica che riflette quanto già emerso nei mesi scorsi da una risposta della stessa Regione ad una mia interrogazione: i consultori famigliari nel Lazio sono la metà di quelli previsti dalla normativa, ovvero uno ogni 40mila abitanti (dati ISTAT) invece di uno ogni 20mila come prevede la legge. Inoltre circa il 70% dei ginecologi sono obiettori di coscienza, quindi, oltre ad essere sottodimensionati e depotenziati, orad snaturati dalle associazioni Pro Vita. Quando parliamo di degrado delle periferie e aree disagiate di Roma e del Lazio, non possiamo pensare come soluzione solo ad infrastrutture e opere di restyling. Se come Istituzioni vogliamo davvero investire sulla loro rinascita dobbiamo garantire innanzitutto i servizi pubblici essenziali, come appunto i consultori. Se invece questi continuano a diminuire, che segnale diamo agli abitanti? Semplice: che lo Stato è assente e inaffidabile. Tenere aperto un consultorio o un altro servizio pubblico in zone come Corviale significa quindi non solo garantire un diritto ma anche tenere vivo un avamposto della legalità.
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