Carceri, ecco i numeri del sovraffollamento
Sovraffollamento, sanità con focus su salute mentale e condizioni di lavoro degli operatori: sono i nodi principali emersi dalle audizioni sulla situazione del sistema carcerario nel Lazio svoltesi ieri alla Pisana in I Commissione Affari Costituzionali su mia richiesta.
Ad oggi nel Lazio abbiamo complessivamente 6.758 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 5.281, ovvero 1.477 in più, sulla base di quanto riferitoci in Commissione dal Provveditorato Lazio-Abruzzo e Molise. Tra le situazioni più insostenibili, in primis c’è l’istituto Regina Coeli di Roma, seguito rispettivamente da quelli di Civitavecchia, Velletri e Rieti. Tra le varie situazioni riportate, colpisce in particolare il caso dell’Istituto per Minorenni di Casal del Marmo di Roma, dove, nel primo trimestre del 2024 i minori detenuti sono aumentati del 100% rispetto al trimestre dell’anno precedente, mentre il personale si è invece dimezzato. Un aumento a cui avrebbe contribuito, tra le altre cose, anche un flusso importante di minori provenienti da istituti di Milano.
Particolare attenzione dal provveditore è stata poi posta sull’assistenza psichiatrica: al momento sono 99 in tutto gli utenti nelle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) e altri 15 attendono di esservi trasferiti; a questi si aggiunge una lunga lista di attesa per i posti letto nelle Articolazioni di Tutela Salute Mentale (ATSM). Un bilancio allarmante che conferma il sovraffollamento cronico delle carceri e i problemi che ne derivano per detenuti e operatori, in termini di sicurezza, qualità del servizio e trattamento erogati a tutti i livelli. Tra le principali criticità evidenziate dai vari direttori delle strutture ascoltate, la carenza di assistenza sanitaria, in particolare per la mancanza di personale, che fugge appena può dall’incarico, per le per le precarie condizioni di lavoro anche a livello contrattuale. Tra le criticità a livello normativo, la necessità di rivedere il protocollo per la prevenzione dei suicidi, risalente a oltre 10 anni, da aggiornare con le nuove linee guida, e di ridefinire le procedure e ambiti di competenza di Rems e istituti penitenziari rispetto ai trattamenti di casi salute mentale con pericolosità sociale.
La Regione ha un ruolo di responsabilità, come confermato dal Garante per i diritti dei detenuti del Lazio, ad esempio può coinvolgere tutto il Sistema Sanitario Regionale per redistribuire questo carico di utenti, che attualmente grava principalmente sulle Rems, anche vincolando la concessione della convenzione delle strutture sanitarie con la Regione all’accoglienza di una quota di detenuti e incentivando medici e personale sanitario riconoscendo un’indennità specifica come per chi lavora nelle cosiddette sedi svantaggiate. Ho chiesto queste audizioni oltre sei mesi fa, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, mi farò carico di trasferire le loro istanze in Consiglio regionale affinché questo possa impegnare il presidente Rocca a portarle all’attenzione dell’ambito nazionale in un confronto Stato-Regioni.
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