“PREMIO DNA”, PREMIATE LE BUONE PRATICHE AZIENDALI DI DIVERSITY INCLUSION
Mercoledì 26 ottobre la cerimonia finale del premio DNA (Difference iN Addiction), il progetto di Diversity Management di “Per Formare” che premia le micro, piccole, medie e grandi aziende che applicano buone pratiche di inclusione lavorativa delle differenze nei contesti aziendali riconosciuto dall’UNAR (Ufficio Antidiscriminazioni razziali della Presidenza del consiglio dei ministri), patrocinato dalla Regione Lazio e che ha coinvolto, altresì, l’Università Sapienza di Roma.
I quattro progetti vincitori sono in qualche modo legati alla disabilità e questo è significativo poiché sicuramente tra tutte le “differenze” è quella che è più evidente e che ha forme specifiche di tutela.
Tra le azioni che come Regione Lazio abbiamo messo in campo su questi temi e che mi hanno vista in prima linea per promuovere la cultura dell’inclusione sociale, del rispetto e della valorizzazione della diversità, contrastando la discriminazione e la marginalizzazione.
Con un emendamento, approvato durante lo scorso collegato di bilancio regionale e in via di attuazione, è stata prevista l’istituzione di un Portale regionale della disabilità con l’obiettivo di favorire il diritto all’informazione delle persone con disabilità.
Questo perché il diritto di accesso alle informazioni e la fruibilità dei servizi informatici sono alla base di un’idea di pubblica amministrazione inclusiva e l’istituzione del Portale per la disabilità rappresenta uno strumento essenziale per rendere la Regione Lazio sempre più accessibile. Grazie al portale, dove confluiranno tutti i dati e le iniziative inerenti le politiche sociali e in particolare per la disabilità, ogni cittadina e ogni cittadino potrà non solo accedere alle informazioni, ma formulare proposte e suggerimenti all’amministrazione regionale.
Questo portale credo rappresenti uno strumento di cittadinanza attiva, in linea con la Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili, che avvicina la macchina amministrativa alla cittadinanza diffondendo una cultura delle pari opportunità e dell’inclusione sociale a tutto tondo.
E poi, con un focus specifico sul mondo del lavoro, tutta la battaglia l’istituzione del ruolo del Disability Manager, sempre su impulso di un emendamento a mia prima firma. Questa figura ha il compito di agevolare un processo di cambiamento del mercato del lavoro e delle realtà aziendali, sempre più orientato alla valorizzazione, all’autodeterminazione e all’autonomia delle persone con disabilità. Il Disability manager è una figura chiave nella gestione delle risorse umane e, in particolare, cura l’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro delle persone con disabilità certificata, predisponendo e propone progetti personalizzati e verificandone l’attuazione, rilevando e segnalando eventuali situazioni di disagio e difficoltà di integrazione. E’ una figura preziosa di intermediazione e raccordo non solo tra lavoratore e datore, ma anche centri per l’impiego, i servizi territoriali per l’inserimento mirato e l’INAIL.
Tengo molto a questa battaglia perché è un tentativo di innovare gli strumenti messi in campo senza fare mai un passo indietro sui diritti e le tutele, soprattutto dei lavoratori più fragili e riguarda la qualità della patecipazione delle persone con disabilità al mercato del lavoro.
Sul tema delle discriminazioni multiple e stratificate nel mercato del lavoro e non solo è indiscutibilmente rilevante il lavoro fatto all’interno della legge regionale 7/2021, in materia di parità retributiva e sostegno all’occupazione femminile stabile e di qualità, dove abbiamo proprio previsto un focus specifico sull’inserimento e reinserimento lavorativo delle lavoratrici con disabilità. In particolare, prevedendo il riconoscimento alle imprese che assumono donne con disabilità con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, senza esservi tenute ai sensi della 68/ 1999, benefici come contributi fino ad un importo pari al 100% della spesa sostenuta per i servizi di formazione finalizzati all’acquisizione di nuove competenze da parte delle donne assunte e una premialità, nella forma di punteggio aggiuntivo, ai fini della valutazione dei progetti presentati nell’ambito di avvisi e bandi regionali. Inoltre, abbiamo previsto, sempre tramite avviso pubblico, l’erogazione di contributi agli enti locali e finalizzati all’attuazione di progetti che favoriscono percorsi lavorativi dedicati alle donne con disabilità di iniziativa degli enti del Terzo settore.
Anche il PNRR ci ha posto una sfida cruciale in questo senso coniugando nella Missione 5 le Politiche attive del lavoro e della formazione con l’inclusione sociale e la coesione territoriale.
Ora è davvero il momento del coraggio, il momento di fare rete – soprattutto tra pubblico e privato – per tradurre tutto questo (dalle macro misure alle iniziative regionali) in un cambiamento di prospettiva. E non intendo solo nel mondo della disabilità, ma in generale, per trasformare i luoghi di lavoro in spazi davvero accessibili dove ciascuno e ciascuno senta di poter esprimere a pieno sé stesso.
Come Regione Lazio possiamo dire di essere su questa linea e dare, nel limite del possibile, la nostra massima disponibilità in questo percorso che richiede impegno interistituzionale e collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti. L’ articolo 4 della nostra Costituzione oltre a sancire il diritto al lavoro, viene riconosciuto il ruolo della Repubblica – e quindi delle Istituzioni – di promuovere le condizioni che lo rendano effettivo.
Questo perché non possiamo ragionare di differenze a compartimenti stagni, ma dobbiamo necessariamente considerare ciascuna persona come portatrice di una storia dove le eventuali discriminazioni si sommano e non si escludono. Questo significa tenere insieme le battaglie per i diritti civili e sociali, così come avere uno sguardo attento e trasversale alle discriminazioni multiple.