No al dimensionamento scolastico, basta tagli alla scuola pubblica, basta penalizzare il futuro dei nostri figli

Il dimensionamento scolastico rappresenta l’ennesimo schiaffo al nostro sistema educativo e alle comunità locali. In dieci anni, l’Italia ha perso circa 1.000 istituzioni scolastiche e, se non si cambia rotta, altrettante scompariranno entro il 2031-2032. Questo significa che in 30 anni avremo il 40% di scuole in meno rispetto al 2000. Una riduzione drammatica che, secondo il dossier UIL Scuola Rua, produrrà risparmi di spesa per 88 milioni di euro, ma a che prezzo? Parliamo di una scuola pubblica che verrà smantellata pezzo per pezzo: 10.000 classi tagliate, 90.000 cattedre in meno, 30.000 supplenti cancellati e 44.000 posti di lavoro per il personale non docente eliminati. È inaccettabile che si cerchi di risparmiare penalizzando l’istruzione, i nostri ragazzi e le famiglie. Questi numeri non sono semplici dati: sono il simbolo di una politica che antepone l’austerità ai diritti. Come consigliera regionale del Lazio, non posso restare in silenzio. Per questo, il 18 dicembre ho partecipato all’iniziativa “No al dimensionamento scolastico” presso la Sala Roesler Franz, insieme a rappresentanti delle istituzioni, sindacati e studenti, per dire con forza che questa strada è sbagliata. Presenti all’incontro, tra gli altri, Marco Feri, Rocco Maugliani, Saverio Pantuso, Fabio Massimo Proietti e numerosi consiglieri comunali del PD, tutti uniti per ribadire che i tagli alla scuola non si possono accettare. Nel Lazio, i numeri sono altrettanto allarmanti. Già nel 2024-2025 si procederà all’accorpamento di 10 istituti a Roma e provincia, e nel 2025-2026 è prevista una nuova sforbiciata con la riduzione di altre 23 autonomie scolastiche. Questo significa scuole accorpate, spesso in territori già in difficoltà, come il Quarticciolo, dove l’abbandono scolastico è una piaga. Significa istituti posti a chilometri di distanza che diventano irraggiungibili per studenti e famiglie. È evidente che il dimensionamento scolastico non risolve il problema della denatalità. Al contrario, aggrava le disuguaglianze, aumenta il divario tra centro e periferia e compromette l’offerta formativa. L’istruzione non può essere ridotta a una questione di bilancio. La scuola pubblica è un diritto costituzionale, il fondamento di una società giusta ed equa. Come istituzione, è nostro dovere opporci a questo smantellamento. Il nostro obiettivo deve essere il contrario: investire nelle scuole, sostenere gli insegnanti, garantire un’istruzione di qualità a ogni studente, ovunque esso viva. Continuerò a battermi con tutte le forze per contrastare i tagli previsti e difendere il diritto all’istruzione di ogni ragazzo e ragazza della nostra regione. È ora di dire basta. Basta ai tagli alla scuola. Basta con una politica miope che sacrifica il futuro dei nostri figli sull’altare del risparmio. La scuola non è una spesa, è un investimento sul domani. E noi non ci fermeremo finché questo messaggio non sarà ascoltato.