Il mio Blog sull’Huffington Post: Il femminicidio di San Felice a Cancello e l’orrore della “violenza assistita”
Il femminicidio, un male culturale che continua a colpire non solo le donne ma tutto il nostro Paese, ha nuovamente scosso le nostre coscienze fin dalle fondamenta del nostro sistema di valori che ci identificavano come un “Paese civile”. Stavolta è accaduto a San Felice a Cancello, in provincia di Caserta, dove la tragica vicenda ha avuto per protagonisti una madre e i suoi due figli, di soli 6 e 4 anni, che durante una videochiamata con la zia hanno mostrato il corpo senza vita della madre, vittima di un omicidio perpetrato dal marito. Questa drammatica scena non rappresenta solo un momento di orrore, ma anche un segnale inquietante della violenza domestica che si consuma tra le mura di casa. La testimonianza dei bambini, che hanno affermato “L’ha uccisa papà”, pone una questione fondamentale: com’è possibile che un genitore, oltre che compagno, possa arrivare a compiere un gesto così estremo e devastante davanti ai propri figli? Non si tratta di una semplice lite degenerata, ma di una responsabilità che deve pesare su chi ha scelto di infliggere un simile dolore e non su dei bambini, che, si trovano ad affrontare non solo la perdita della madre ma anche l’atroce sofferenza di assistere alla sua morte, inferta dal padre. La cosiddetta “violenza assistita”, l’altra terribile faccia del femminicidio, dove l’orrore si spinge ancora più oltre. Il femminicidio è il risultato finale ed estremo di un sistema culturale, patriarcale e sessista, che in quanto tale minimizza sistematicamente la violenza contro le donne, riducendo a eventi isolati atti di brutalità che, invece, sono l’esito di una lunga serie di abusi e sopraffazioni. La società deve affrontare con urgenza questa problematica, promuovendo una cultura diffusa del rispetto e della non violenza. La vita di una donna non può essere sacrificata sull’altare di un conflitto familiare e la presenza dei figli in situazioni così drammatiche non può essere ignorata. Questa tragedia non è solo un fatto di cronaca ma un richiamo all’azione per tutti noi. È fondamentale che la comunità si unisca per sostenere le vittime di violenza domestica, offrendo loro protezione e aiuto, e per educare le nuove generazioni al rispetto e alla dignità di ogni individuo. La responsabilità di prevenire simili tragedie ricade su tutti: istituzioni, famiglie e singoli cittadini. Non possiamo permettere che episodi come quello di San Felice a Cancello diventino una triste “normalità”. Attività culturali e campagne di sensibilizzazione nelle scuole per promuovere l’ascolto e rispetto di se stessi e dell’altro, potenziamento della rete degli sportelli antiviolenza e delle politiche per le pari opportunità, cooperazione tra Istituzioni, a tutti i livelli, e tutti quei soggetti della società civile, dai consultori famigliari alle associazioni fino agli oratori, che aiutino a “fare rete”: tutti insieme dobbiamo lavorare per costruire una società in cui l’amore e il rispetto prevalgano sulla violenza e sull’odio.