VIOLENZA SULLE DONNE, #IONONSONOCARNE

Da Palermo a Caivano, in queste ultime settimane abbiamo assistito a fatti orribili di abusi e violenza su donne e minori, che hanno riempito le pagine di cronaca e i canali social e ci hanno imposto profonde riflessioni.

Questo è uno “stupro di massa” si sono scritti – assieme ad altre atrocità – dopo aver abusato sessualmente di una loro coetanea. Un branco di 7 ragazzi si sono accaniti su una giovane 17 enne. Ancor più orribile sono i video di quella tremenda notte girati per giorni sulle chat di Telegram raccogliendo migliaia di visualizzazioni. Un orrore senza fine prodotto da una sottocultura maschilista, di violenza di genere, ancora imperante. Non è un fatto di solo sesso: è l’enfatizzazione del potere maschile tramandato di generazione in generazione, che si nutre della violenza sui corpi e diventa consenso e appartenenza, meglio se in gruppo.

E’ una violenza che non si arresta neanche sulle bambine  come le due cuginette di Caivano nella periferia di Napoli, di età di 12 e 10 anni, vittime da mesi di violenze da parte di un branco di 15 giovanissimi. Il più grande ha 19 anni.

Di fronte a vittime e carnefici sempre più giovanissimi appare evidente che c’è urgenza di intervenire nelle scuole di ogni livello e grado con l’educazione alla parità di genere e alla prevenzione delle discriminazioni e alla violenza. Un’opera di sensibilizzazione ed educazione che deve essere puntare ad essere trasversale.

Non mancano -ancora- quegli atteggiamenti tipici di una sotto-cultura maschilista che trasformano la vittima in una corresponsabile della violenza dove l’attenzione viene spostata dai responsabili dello stupro alle donne che devono difendersi dall’accusa di “essersela cercata”. Così in diretta TV Andrea Giambruno, compagno della Premier Meloni, ha commentato gli episodi di violenza: “Se eviti di ubriacarti, eviti magari di trovare il lupo”. Cioè se smetti di uscire di casa, di aver voglia di ballare, di metterti vestiti scollati e corri, di bere, di stare sui social. Se insomma rinunci a essere quello che sei, semplicemente una ragazza, e pratichi la clausura, nessuno potrà più violentarti.

Occorre ancora far capire, a questa parte di società, che la colpa di uno stupro è di chi lo commette, non di chi lo subisce.

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