MATERNITA’, ESCLUSI I 155 CONSULTORI FAMILIARI DEL LAZIO DA GESTIONE BONUS NEOMAMME
La Giunta Rocca spieghi perché dalla delibera che stanzia un contributo una tantum per le neomamme siano stati esclusi i Consultori familiari e i Servizi sociali dei Comuni dall’attività di supporto alle donne che intendano richiederlo, includendovi invece strutture facenti capo ad un’organizzazione impegnata per statuto contro la legge dello Stato 194 del 1978 per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Eppure i Consultori familiari sono servizi sociosanitari di base del Servizio Sanitario Regionale presenti in maniera capillare sul territorio: un totale di 155 strutture nel Lazio (di cui 101 nella città metropolitana di Roma, 19 nella provincia di Frosinone, 17 in provincia di Viterbo, 12 nella provincia di Latina e 6 nella provincia di Rieti) istituzionalmente deputate al ‘servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità’ e a tutti i residenti in ‘condizioni di particolare vulnerabilità’ – spiega Mattia – Tra i soggetti individuati invece dal provvedimento dell’Assessora Baldassarre figurano: i ‘Centri per la famiglia’, gestiti in forma mista pubblico/privata (Comuni ed enti del terzo settore), ma ancora scarsamente presenti sul territorio regionale (appena 12 in base all’Aggiornamento 2023 del Dossier regionale Lazio); i ‘Centri d’ascolto’; i ‘Centri di aiuto alla vita’, meno di 30 in tutto il Lazio, spesso sedi operative del Movimento per la Vita, associazione di promozione sociale che ha tra i suoi scopi statutari l’opposizione ‘alla legge 194/1978 così come ad ogni provvedimento che voglia introdurre o legittimare pratiche abortive, eutanasiche e di manipolazione intrinsecamente soppressive della vita umana’.
Insomma una decisione insensata in base sia ai dati che alla natura e alle finalità laiche che dovrebbero guidare le Istituzioni pubbliche in quanto garanti del pluralismo e dell’accesso universale al diritto alla salute sanciti dalla nostra Costituzione.