Una panchina in suo nome, nello stesso luogo in cui fu strappata alla vita, non un gesto simbolico, ma una scelta politica e umana che contribuisce a creare memoria e coscienza collettiva. Che ci impone di dire basta a questa strage silenziosa!

Un segno concreto e tangibile che è testimone di una città, Roma, e di Istituzioni che scelgono da che parte stare: dalla parte del più debole, non di chi è più forte, dalla parte della vittima non di chi è carnefice, dalla parte della consapevolezza e non dell’indifferenza, perché anche gli spazi urbani non siano luoghi di neutralità ma luoghi per combattere ogni forma di violenza.