LA MORTE DI ALIKA, L’INDIFFERENZA CHE UCCIDE

C’è chi grida, c’è chi ignora, c’è addirittura chi gira un video. Ma nessuno interviene.

E’ accaduto a Civitanova Marche ad Alika Ogorchukwu, 39 anni, un uomo disabile  di origine nigeriana, ucciso prima a bastonate e poi a mani nude da un italiano, tutto nell’indifferenza generale.

A contrassegnare quel terribile pomeriggio di venerdì 29 luglio, nessuna umanità, solo tanta ferocia, violenza e mero egoismo da parte di chi si è limitato registrare un omicidio. Se filmare è stato più facile che intervenire per tentare di salvare un uomo dalla morte allora questo significa che siamo al culmine del senso di civiltà di questo paese. Eppure qualche traccia di umanità e di altruismo sembrano ancora essere sopravvissuti.

E’ stato accolto l’appello accorato di Charity, la moglie dell’uomo vittima del pestaggio, a che lei e suo figlio non venissero lasciati soli. L’amministrazione comunale di Civitanova Marche, nella giornata di ieri, ha deliberato l’istituzione di un fondo di 15mila euro in loro sostegno. Sui social è anche partita una maratona di raccolta fondi che vede attivi tante cittadine e cittadini: un gesto di grande solidarietà e di richiesta di perdono per quanti nulla hanno fatto per evitare tale tragedia.

Continuiamo a sentirlo tutti il grido di dolore, l’amarezza, la rabbia e la tristezza di una donna che ha perso i proprio marito, di un figlio che non riavrà più il proprio padre. Nessuno più riporterà Alika alla sua famiglia.

Una storia, come tante orribili vicende, che ci riporta indietro a quella “banalità del male” che raccontava Hannah Arendt in uno dei suoi più celebri scritti riferendosi agli uomini che, per la loro estrema superficialità e incapacità di autonomia di pensiero, si macchiarono delle atrocità del nazifascismo.

Meritano giustizia Alika Ogorchukwu e la sua famiglia, perché non ci sia giustificazione alcuna a tale barbarie e perché l’Italia razzista, che discrimina, che segrega, che usa violenza – fino ad uccidere – non abbia più la meglio.