LA REGIONE LAZIO IN MEMORIA DI WILLY, EROE BUONO

Willy Monteiro Duarte il 20 gennaio 2022 avrebbe compiuto 23 anni, ma il suo sorriso buono è fermo alla tragica notte del 6 settembre 2020 quando è stato brutalmente ucciso per il solo fatto di aver difeso un amico in difficoltà.

La sua tragica uccisione ha tolto il fiato a tutti noi e il dolore che ha scaturito resta collettivo. Lo è sempre stato fin dal primo momento e io, personalmente, l’ho percepito quando ho potuto stringere forte – più forte che potevo – la mamma di Willy durante la fiaccolata che alcuni giorni dopo l’uccisione è stata organizzata nei pressi del luogo della tragedia. Centinaia di ragazze e ragazzi, adulti, tutti lì per stringerci insieme. Ho chiesto perdono a lei e all’ambasciatore di Capoverde in quell’occasione e di fronte a quel calore umano, alla commovente trasformazione del dolore in forza della collettività, ho pensato che non potessi rimanere silente.

Non lo potevo fare come figlia della terra in cui Willy è nato, la stessa in cui è stato così ingiustamente strappato alla vita e per la quale ho combattuto. Non lo potevo fare come donna che ha il privilegio di occupare in questo frangente di vita le istituzioni e di occuparsi, tra le altre cose, di giovani. Un onore generale e puntuale quello di poter lavorare sul capitale umano delle nostre collettività e, in definitiva, sul nostro futuro.

Con questo spirito e in un percorso di impegno concreto della Regione Lazio per onorare la memoria di questo eroe buono nascono due azioni messe in campo: l’istituzione di un Premio dedicato a tutte le scuole superiori del Lazio e il finanziamento di una Piazza Bianca – vicina al luogo dell’uccisione – in sua memoria. Il giusto riconoscimento al valore di quel sacrificio che nasce dalla necessità per noi – come istituzioni – di trasformare quella tragedia in occasione di riscatto, monito e insegnamento soprattutto per i più giovani.

Due investimenti sull’infrastruttura materiale e immateriale da donare ai giovani affinchè la memoria di Willy non sia solo retorica, ma si concretizzi nella vita e nel percorso di crescita di ciascuno e ciascuna.

Il Premio, finanziato con 60 mila euro del fondo sociale europeo, nasce come occasione di entrare nelle scuole e partire dai banchi per sensibilizzare, prevenire e contrastare ogni forma di violenza. Ma non con una postura verticale, bensì mettendo il protagonismo dei giovani al centro: le scuole che parteciperanno dovranno cimentarsi con un progetto educativo che potrà prevedere dibattiti, laboratori, eventi e, in definitiva, la creatività dei giovani e delle giovani. Questo significa stimolare la riflessione e l’autodeterminazione senza imposizioni, ma lasciando i ragazzi e le ragazze – che ne sono perfettamente in grado – di educarsi alla non violenza offrendo loro i giusti stimoli.

E poi la Piazza bianca, per l’esattezza il progetto di riqualificazione ambientale e di valorizzazione del decoro urbano del giardino Angelo Vassallo adiacente al luogo dell’uccisione a Colleferro, in provincia di Roma. Un’idea di resistenza all’odio, al male, al degrado: con questo importante investimento restituiremo infatti una parte della città a nuova vita, riscattandola e donandola alle tante ragazze e i tanti ragazzi che l’attraverseranno ancora: senza paura, senza timore. E spero che presto sorgerà lì anche una statua di Willy, come avevamo immaginato, con un bando nazionale che racconti la storia di coraggio del nostro eroe buono anche attraverso l’arte.

Ecco, tornando a quel terribile 6 settembre 2020, sono tanti gli sviluppi intercorsi. È certamente necessario indagare e rimettere in ordine i tasselli di questa storia di violenza, ma nulla può giustificare o sollevare di responsabilità la disumanità di quei quattro giovani che si sono accaniti contro Willy fino a lasciarlo morire.

Certo per capire i reali motivi della morte di Willy, dovremo aspettare mesi, forse anni.

E anche quando avremo una verità processuale, una sentenza, non è detto che corrisponderà alla verità, profonda, delle cause di questo terribile omicidio.

Che poi, forse, tragicamente, possiamo sintetizzare nella banalità del male che è dietro l’angolo.

Per questo c’è prima di tutto da riflettere. Pensare. Ponderare e pesare ogni parola.

L’eredità di Willy è in questo sorriso, nella sua meravigliosa famiglia, nelle magliette bianche che hanno indossato i suoi amici, nelle comunità di Paliano e Colleferro. Che sono anche quelle di Milena, la sorella di Willy, alla quale ora lascio volentieri la parola.

Ecco questa è l’altra storia da raccontare, l’altro modello: la comunità che in ogni sua parte – scuola, lavoro, socialità – si muove e reagisce, si ricompone e si oppone alle derive violente e fascistoidi. È questa parte – troppo poco raccontata e troppo poco ascoltata – che può diventare il vero antidoto all’odio.A noi il dovere di rappresentarla, darle forza e sostegno, amplificarne la voce.

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Per saperne di più sul Premio Willy Monteiro Duarte