ALLARMANTI DATI MORTI SUL LAVORO 2021, URGENTE PIANO STRAORDINARIO SULLA PREVENZIONE
Sono allarmanti i dati emersi dalla mappatura dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega engineering di Mestre sulle morti bianche, 1.115 morti da gennaio a novembre 2021 e un indice di mortalità medio (rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa) di 38,5 morti per ogni milione di lavoratori, nel Lazio l’indice arriva a 77. C’è bisogno urgente di un tavolo tecnico tra Regione Lazio, la Città metropolitana di Roma, le Asl e Prefettura per mettere in campo, anche previo apposito protocollo, azioni coordinate e integrate sul tema. Serve agire subito, soprattutto in vista del periodo di investimenti e cantieri legati ai fondi del PNRR: sicurezza, vigilanza, incentivi e sostegno alle imprese.
Anche per questo già dalla prossima settimana inizieremo in IX Commissione lavoro, il ciclo di audizioni sulle due proposte di legge attualmente incardinate, una più generale in materia di salute e benessere sul lavoro e l’altra con un focus specifico sulla qualità degli appalti.
La strage delle morti bianche non si ferma e anche la pandemia ci ha confermato che i dati assoluti diminuiscono solo al diminuire delle persone attive. Abbiamo chiuso l’anno con la tragica morte di un operaio di soli 52 anni a Roma, ma il bilancio del 2021 conferma che quella degli incidenti e delle morti sul lavoro è una strage silenziosa che dobbiamo fermare.
Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio quella di Roma è la provincia che totalizza a livello nazionale il maggior numero assoluto di incidenti mortali – 50 su 1.796.867 occupati – ma con un indice di mortalità di 27,8 si attesta al 73esimo posto su 106. Complessivamente il Lazio si ferma a 86 incidenti mortali, il 10,8% del totale su livello nazionale, e all’ottavo posto per incidenza. Preoccupanti anche i dati specifici per infortuni e morti da Covid-19 che vedono, nel primo caso, la maggioranza delle denunce su scala nazionale da parte di donne (il 68,3% pari a 126.784 su 185-633) e nel secondo, i casi di morte, invece una netta prevalenza degli uomini con l’82,7% dei 797 casi registrati secondo i dati INAIL.