DONNE/ DAI DATI DELLA CIG IN DEROGA ALLA NECESSITA’ DI INTERVENIRE SUL GENDER GAP DEL MERCATO DEL LAVORO

Secondo gli ultimi dati, nella nostra regione, il totale dei lavoratori autorizzati alla Cig in deroga è di 183.342, di cui 86.874 uomini e 96.468 donne. Come durante il lockdown, si confermano gli stessi numeri (totale di 195003 lavoratori, di cui 93392 donne e 83723 uomini) e rimane intatto lo scarto di circa 10 mila unità di donne in più rispetto agli uomini con la fascia più colpita che va dai 26 ai 45 anni. Sono dati che dimostrano ancora le difficoltà che le nostre lavoratrici incontrano nel reinserirsi nel mondo del lavoro.

Un’altra dimensione da osservare è quella dei salari. Se andiamo a guardare quanto donne e uomini sono pagati, emerge che non c’è solo un divario nel tasso di occupazione, ma anche un divario retributivo di genere.

Non ci sono grandi differenze di genere quando guardiamo ai livelli di istruzione e alla salute, ma i gender gap nel mercato del lavoro e in politica.

Inoltre effetti del lockdown per le donne durano di più. Le scuole hanno chiuso, senza mai riaprire, le donne restano a casa di più durante la fase due. L’equazione è semplice e vede come risultato un aumento dell’asimmetria già esistente nella suddivisione delle incombenze domestiche. Le donne stanno già pagando un prezzo maggiore e sono bastati pochi mesi di lockdown per fare un balzo indietro di 50 anni e rafforzare una suddivisione dei ruoli all’interno della famiglia di stampo patriarcale.

Arricchisce questa riflessione il punto di vista di Paola Michelozzi, del Dipartimento di epidemiologia, Servizio sanitario regionale del Lazio, Asl Roma 1.

Se da un lato i dati osservazionali e clinici mostrano in Italia differenze di genere anche negli effetti del virus Sars-Cov-2, con un tasso di mortalità e una percentuale di letalità maggiori negli uomini. Dall’altro, sia in Italia sia in altri paesi l’incidenza di contagi è maggiore tra le operatrici sanitarie. Si tratta di dati che rispecchiano l’ampia presenza di donne nell’assistenza sanitaria: le donne rappresentano quasi il 70 per cento degli operatori sanitari a livello globale e l’80 per cento degli infermieri nella maggior parte delle regioni, ruoli in cui hanno contatti particolarmente stretti e prolungati con i pazienti malati.

Ma non solo l’83 per cento degli operatori delle Rsa è donna; il 70 per cento di chi si occupa di servizi come lavanderia, pulizia catering.

L’emergenza ha disvelato tutto il nostro essere impreparati e indifferenti di fronte ai sintomi e alle cause di una diffusa malattia sociale, che riguarda il ruolo delle donne, ma anche le condizioni delle minoranze, il modo in cui abbiamo ridotto la Sanità e la Scuola, per fare alcuni esempi.

Serve subito una reazione.

Serve uno spazio per disegnare e allargare i diritti. Solo così ci salveremo tutte e tutti.