“SCUOLA, NUOVE SFIDE AI TEMPI DEL COVID”/ UN EVENTO DI ALTO LIVELLO ISTITUZIONALE: IL MIO INTERVENTO
Ringrazio tutti i relatori, le relatrici e le tante persone che si sono collegate all’evento che si è svolto in diretta sulla mia pagina Facebook sul tema “Scuola, nuove sfide ai tempi del covid”: ringrazio tutte le associazioni, le insegnanti, gli studenti, le famiglie, gli amministratori, gli assessori Di Berardino e Alessandri, il collega consigliere regionale Eugenio Patané, la vicesindaca di città metropolitana Maria Teresa Zotta, la presidente Cotral Amalia Colaceci, il Presidente Anci Lazio Riccardo Varone, il presidente regionale dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici e alte professionalità della scuola, Mario Rusconi, e il coordinatore regionale della rete degli studenti medi.
E infine, grazie Valentina LUPIA, giornalista de La Repubblica Roma che ci ha aiutato a moderare questo incontro così denso.
Già solo questo parterre dimostra l’intento dell’incontro, cioè mettere intorno al tavolo “virtuale” tutte e tutti i soggetti coinvolti nella cosiddetta comunità educante. Quindi sicuramente gli amministratori, ad ogni livello, ma anche i servizi, i docenti, gli operatori scolastici e gli studenti e le studentesse. Lo scopo è quello di ragionare insieme, realisticamente, ma con grandi ambizioni, di come ripensare la scuola in questi tempi incerti, a tratti spaventosi, che sicuramente ci mettono a dura prova.
La crisi generata dalla pandemia di Covid-19 ha avuto infatti un impatto significativo sulla situazione educativa già critica che caratterizza il panorama italiano. Secondo alcune stime rese disponibili dall’ISTAT nel mese di luglio, l’Italia si trova agli ultimi posti nella classifica europea per livelli di istruzione, abbandono scolastico e numero di laureati. La crisi sanitaria, la conseguente crisi economica e la chiusura delle scuole ha sconvolto la vita dei bambini, dei giovani e delle loro famiglie, con un impatto ancora più marcato sui minori che già si trovavano in condizioni di svantaggio educativo, sociale o economico come dimostra anche il recente rapporto di Save the Children, “la scuola che verrà”, dove si parla anche del forte impatto in termini educativi della povertà materiale, del lungo confinamento e dalla mancanza di infrastrutture e competenze digitali adeguate a scuola e a casa.
I dati raccolti dall’IPSOS nell’ambito del sondaggio “”back to school” segnalano come il 60% degli studenti abbia riscontrato difficoltà nella fruizione della scuola a distanza, soprattutto tra i bambini delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. La DAD, che ha permesso comunque di non perdere l’anno scolastico, ha numerosi limiti sia in termini di possibilità di accesso che, per i più piccoli, di conciliazione con gli impegni dei genitori. Non è un mistero infatti che le mamme hanno riscontrato enormi criticità nel supportare i figli con la didattica a distanza e lavorare da casa.
In questo contesto, le sfide legate alla riapertura sono ben note e molteplici: dall’organizzazione della didattica in presenza e a distanza, al reclutamento e alla formazione dei docenti, all’edilizia, ai trasporti, e richiedono un sostanziale ripensamento dell’intero modello scolastico affinché questo sia in grado di rispondere ad una situazione di grande incertezza e in rapida evoluzione.
Sicuramente nei mesi appena trascorsi la relazione educativa si è giocata in maniera diversa tra insegnanti e genitori, ma anche tra insegnanti e gruppo classe, e in certi casi si è stabilita una nuova alleanza. È emerso come l’apprendimento non avvenga solo entro i confini della classe, e questo richiede di ridefinire ciò che costituisce una comunità educativa o di apprendimento e quali debbano essere le finalità del sistema di istruzione.
In questo senso è interessante notare come il Ministero dell’Istruzione abbia inserito all’interno del Piano scuola 2020-2021, approvato dal MIUR il 26 giugno 2020, un importante riferimento ai Patti educativi di comunità. Richiamando il principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa, attraverso questi Patti si invitano le scuole, gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e private, le realtà del Terzo settore a collaborare, per esempio, “per favorire la messa a disposizione di strutture e spazi alternativi per lo svolgimento delle attività didattiche e per lo svolgimento di attività integrative o alternative alla didattica”. In Regione Lazio abbiamo recentemente licenziato una riforma complessiva del sistema integrato di educativo e istruzione per l’infanzia che adotta questo approccio e che credo sia necessario estendere anche alla scuola secondaria, di primo e secondo grado, perché il covid ci impone di ripensare i tempi e gli spazi della scuola così come il modo di vivere gli spazi pubblici.
Ricordo solo che come Presidente della Commissione scuola in consiglio regionale sono stata, lo dico con orgoglio, tra le prime che già da marzo, da subito, ha voluto tenere alta l’attenzione sul tema della scuola. Ho istituito un tavolo permanente “donne, scuola, lavoro” che ha visto l’attiva collaborazione dell’assessore Di Berardino, di tante e tanti colleghi con i quali abbiamo monitorato quotidianamente le esigenze dei territori, l’impatto delle misure pensate dalla regione ed eventualmente le proposte che venivano dai destinatari. Per fare solo alcuni esempi, il progetto classe virtuale, approvato il 6 marzo 2020, ha finanziato con 2 milioni e 700 mila euro l’accesso alla didattica degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie tramite il sostegno all’accesso alle piattaforme o l’acquisto di strumentazione digitale.
Nell’ambito delle misure “nessuno escluso” abbiamo stanziato quasi 5 milioni di euro per sostenere tutti gli studenti che ne avevano bisogno con un bonus di 250 euro per acquistare connessione internet, pc o tablet.
Ora, e chiudo, le sfide sono tante e io mi metto all’ascolto di tutte e tutti coloro che vorranno dare un contributo a questo importante dibattito. In questi giorni si parla molto di secondo lockdown e mi auguro che il dibattitto sulle prossime misure tenga in debito conto la scuola come priorità.
Dobbiamo essere onesti, il rischio di chiusura c’è ed è dettato dal supremo interesse di tutelare la salute e il futuro di tutte e tutti noi, in primis dei nostri giovani. Lasciare le scuole aperte dà sicuramente speranza, offre ristoro e indica un tentativo di tenere un presente drammaticamente incerto ancorato ai possibili sogni del futuro. Io penso che ora il nostro compito di istituzioni sia inderogabilmente essere all’altezza di quei sogni.