PER ALITALIA BISOGNA CAMBIARE MODELLO SENZA AGIRE SEMPRE SUL COSTO DEL PERSONALE
A Fiumicino, al fianco dei lavoratori e dell’Amministrazione comunale, sulla difficile situazione di Alitalia. Bisogna cambiare modello senza agire sul costo del personale. Questa crisi parte da molto lontano se si pensa che, secondo uno studio firmato Mediobanca, lo Stato dal 1974 al 2014 ha speso 7 miliardi e 400 mila euro per tenere in vita la compagnia. Ciò nonostante, il prezzo da pagare per l’ennesimo salvataggio ricadrebbe nuovamente sui dipendenti visto che si parla, ancora, di 2.800 esuberi. E poiché stiamo parlando di persone, e quindi di famiglie, questi numeri rischiano di mettere a repentaglio la tenuta sociale ed economica del Comune di Fiumicino e di tutti i territori limitrofi. Senza contare che le ripetute crisi dell’azienda non trovano alcuna spiegazione ragionevole di fronte ad un mercato del trasporto aereo che, ormai da anni, cresce sia in Italia che nel mondo. In particolare, da sei anni il settore cresce circa del 7% l’anno.
Ciò che ritengo inaccettabile è che, come sempre in passato, ogni piano di salvataggio finisca per adottare drastici tagli del personale. L’amministrazione straordinaria del 2017, ad esempio, fu richiesta ed accolta dal Governo dopo la bocciatura dell’accordo sindacale da parte dei lavoratori, un accordo che prevedeva 980 esuberi nonostante, dai documenti del bilancio aziendale, il costo del lavoro risultasse pari ad un sesto dei costi operativi totali di Alitalia. Precedentemente, la “ristrutturazione” dell’azienda aveva già richiesto ai lavoratori non pochi sacrifici, senza portare loro mai alcun beneficio. Sotto la “gestione” Etihad (2014/2015), infatti, per ogni 100 euro di risparmio prodotto dalla riduzione del personale, sono stati spesi 100 euro solo per i costi della flotta e circa 300 euro per voci che non hanno riguardato il personale, a conferma che il personale viene trattato come un qualsiasi costo aziendale. Ecco perché sono fermamente convinta che, dopo la proroga al 21 novembre, è fondamentale un piano industriale che sia davvero figlio di un nuovo modello imprenditoriale che tenga in dovuto conto i lavoratori, per salvaguardarne la dignità ed evitare così la forte ricaduta sociale su Fiumicino e il territorio, anche in considerazione di quel ruolo centrale e strategico che la città e il suo aeroporto hanno nell’ambito del Mediterraneo.